USANZE E COSTUMI DELLA SETTIMANA SANTA

Nei tre giorni dopo la domenica delle palme, iniziava (inizia tuttora) il rito delle quarantore cui seguiva il triduo solenne che terminava con la recita de "L'uffizio delle tenebre".

Al termine giovani e fanciulli, muniti di trombe fatte con la scorza delle piante e con gli "sgrizzuli" effettuavano un frastuono assordante all'interno della chiesa (simbolo degli schiamazzi giudaici attorno a Gesù).

La sera più drammatica era quella del Giovedì Santo.

Eseguito il solito frastuono appena terminato l'uffizio, avveniva sul piazzale antistante la chiesa una vera battaglia tra Bolanesi, Ceparanesi, e Montebellesi che si tiravano a vicenda le trombe a mo' di sassaiola, finché erano spezzate e ridotte al minimo, verificandosi spesso ferimenti.

La riforma della Settimana Santa di Pio XII del 1955, pose fine a questa antica consuetudine che stava ormai degenerando.

 

Nella stessa tarda sera del Giovedì Santo, consumata in ogni casa la tradizionale parca cena a base di "padaleti" (frittelle) si svolgeva (si svolge tuttora) la lunga processione notturna, con i ceri accesi, portando a spalla "Cristo tra i Giudei", al canto lamentevole dello "Stabat Mater",il tutto terminava all'oratorio con il canto del "Miserere".

Il Venerdì e il Sabato Santo (ancor oggi), quando le campane sono "legate", schiere di bambini passano per i borghi con le "batùlèlé" (tavole di legno con un ferro che batte) per sostituire la voce delle campane che tacciono in segno di lutto.Questo fino alla mezzanotte, quando tutte le campane annunciano La Resurrezione.